giovedì 21 febbraio 2008

IO VALGO PIU' DELL'EMBRIONE

Non è giusto distorcere il significato del principio di uguaglianza tra esseri umani per equiparare un genoma umano in una forma di vita meramente cellulare(ovocita fecondato)agli organismi umani formati e senzienti. Si tratta di una vergognosa prevaricazione ideologica(che peraltro senza l‘appoggio delle gerarchie e delle associazioni cattoliche avrebbe scarsissimo seguito tra i laici), che svuota di significato lo stesso concetto di “umanità” e offende e avvilisce tutti noi organismi, esseri umani formati e senzienti che vediamo così ridotta la nostra essenza e il nostro valore al mero dato materiale dell’appartenenza genetica, messi sullo stesso piano di un aggregato di cellule indifferenziate o di un agglomerato di tessuti che non ha ancora dato luogo ad un organismo umano pienamente funzionante. È necessario reagire ad una cultura autoritaria che per espropriarci della nostra identità e autonoma individuale ci vuole convincere che noi e un embrione siamo la stessa cosa e abbiamo lo stesso valore. In effetti è così che ci vorrebbe ridotti il potere, ad esseri meramente vegetativi, privi di intelligenza e di iniziativa propria: materiale organico dotato di funzionalità operativa avanzata da sfruttare per le finalità gradite ai gruppi dominanti. Io valgo più dell’embrione, anche dello stesso embrione da cui sono derivato, non è possibile disconoscere il valore ed il significato etico e sociale del passaggio dallo stadio embrionale a quello umano. Chi, peraltro in aderenza alla realtà dei fatti, non è disposto a considerare essere umano un aggregato di cellule, solo perché contiene genoma di specie umana, deve essere libero non solo di pensarla a modo suo, ma anche di agire di conseguenza, soprattutto nelle questioni che riguardano esclusivamente il suo corpo e la sua esistenza(aborto, contraccezione antinidativa)e gli operatori sanitari che non si vogliono piegare alla dittatura dell'embriolatria devono poter operare secondo la propria coscienza, senza essere impediti da leggi inique nella loro intenzione di recare giovamento alle persone umane da tutti riconosciute come tali.

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